Storia inconsueta del cinema italiano da De Sica a oggi

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  1. mammaika
     
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    Storia inconsueta del cinema italiano da De Sica a oggi

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    Viaggio nella fabbrica della creatività "mai diventata industria": Nel libro Splendor di Steve Della Casa".

    Una carrellata sentimentale, una storia "inconsueta" del cinema italiano. Ecco Splendor, il libro che sta per essere pubblicato (il 5 luglio) di Steve Della Casa, critico cinematografico e curatore di Hollywood Party (il programma di Rai Radio3 sul cinema) nonché direttore di festival prestigiosi.

    Qual è il filo conduttore del suo libro? "Pura e semplice passione. Il cinema italiano non è mai stato un'industria, ma piuttosto un insieme caotico e creativo di artigianato e arte di arrangiarsi. Molti grandi film sono nati in modo casuale chiacchierando al tavolo di un'osteria. Durante gli anni di lavoro ho raccolto aneddoti e leggende che ho inserito in Splendor".

    Visto che è una storia "sentimentale", chi sono i registi che lei ama di più?
    "Penso che il più importante sia stato Rossellini. Il più sorprendente, capace di fare tutto bene, Vittorio De Sica. E poi Monicelli, Risi, Germi. Amo anche quelli di genere, come Lenzi, Corbucci e Sergio Leone, che è diventato davvero grande".

    Poi arrivano gli anni Ottanta che segnano l'inizio della crisi. Solo colpa dell'avvento dell'home video?
    "No. Dal 1945 al 1975 il cinema ha raccontato la realtà italiana, sia con le opere autoriali che con i film di genere, western, horror, polizieschi. Dopo, questo legame con la realtà si interrompe. Basti pensare che alla fine dei Settanta non ci sono stati film sul terrorismo quando invece nel Paese non si parlava d'altro. Il cordone ombelicale fra cinema e cultura è ormai lacerato".

    Un legame mai ritrovato. I critici sono sempre "ostili" verso i nostri autori. Perché?
    "Per provincialismo. Hanno lo stesso atteggiamento di Alberto Sordi in Un americano a Roma,che esalta il cibo americano anche se poi si mangia il maccarone. Invece il pubblico ha sempre premiato i nostri autori. Atteggiamento che conserva anche verso le fiction: le serie tv americane sono migliori ma hanno un quarto dei telespettatori".

    Però non riusciamo a scrivere delle belle fiction.
    "Perché sono pensate per un pubblico generalista e non per un target mirato come fanno, appunto, gli americani".

     
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  2. tiziblu55
     
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    :)
     
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1 replies since 2/7/2013, 09:50   19 views
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