CUORE CAVO, IL NUOVO LIBRO DI VIOLA DI GRADO

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  1. mammaika
     
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    CUORE CAVO, IL NUOVO LIBRO DI VIOLA DI GRADO



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    Titolo:Cuore Cavo
    Autore:Viola Di Grado
    Editore:E/O edizioni
    Genere:romanzo
    Anno:2013
    Prezzo:16 euro
    Pagine:176


    Dopo il successo del suo primo romanzo Settanta acrilico trenta lana, libro rivelazione del 2011, premiato con il Campiello Opera Prima e il Rapallo Carige Opera Prima, ecco tornare sulla scena Viola Di Grado con Cuore cavo.

    Un romanzo che parla di morte, o meglio della vita dopo la morte, un racconto di un passaggio obbligatorio dell’esistenza troppo spesso lasciato alle discettazioni religiose. In Cuore cavo, invece, la Di Grado affronta proprio questo tema sotto una nuova prospettiva, ma utilizzando un manierismo biologico dei dettagli, quasi sezionando la vita e la morte come su di un tavolo operatorio.

    «Mi chiamo Dorotea Giglio. Nel 2011 è finito il mondo: mi sono uccisa. La mattina del 23 luglio 2011 avevo venticinque anni.
    Il 23 luglio, alle 15,29, la mia morte è partita da Catania. Epicentro il mio corpo secco disteso, i miei trecento grammi di cuore umano».

    Con uno stile senza fronzoli, la morte viene raccontata nei suoi aspetti più naturali e macabri, tradotta in accademismi proprio dalla stessa protagonista, Dorotea, che da ex studentessa di biologia sa bene come il suo corpo reagisca alla morte. Lo stesso Cuore cavo del titolo è un rimando ovvio al cuore della giovane suicida, un cuore che progressivamente si svuota della sua corposità per divenire vuoto, nullo, cavo appunto.

    «Ma anche se sono uno sguardo volatile fuori dal mio scheletro, posso tornare dentro la mia gabbia toracica quando voglio. Posso stringere il metacarpo e le falangi come quando tenersi per mano era consolante. Posso fare tutte queste cose perché io e il mio scheletro ci amiamo: siamo in una specie di relazione aperta, e io sono gelosa di tutti gli insetti, del vento e della pioggia, dei batteri anaerobi».

    Ma questo libro non è solo un racconto di morte, ma è anche un racconto di vita: sì, perché i morti, una volta tali, vivono una nuova esistenza aggirandosi fra i vivi e compiendo azioni normali, solo non visti. E così Dorotea cerca di abituarsi a emozioni e condizioni che mai avrebbe pensato esistere, interagendo con altri fantasmi che, come lei, si muovono indisturbati nel mondo reale: scrive, parte per un viaggio, fa amicizia con spettri provenienti anche da altre città, si innamora.

    Ma Dorotea ancora non riesce a staccarsi definitivamente dalla sua quotidianità, l’abitudine che la porta ogni giorno a tornare a casa propria, a Catania, in quella stessa casa che ha già visto una suicida, sua zia Lidia, e dove la depressione e il lutto sembrano ormai sovrani. E poi c’è la cartoleria dove la ragazza lavorava da viva, il suo fidanzato, la sua città: niente si può dimenticare, ma tutto è ormai diverso. La condizione di non viva la porta ad avere una liberà inimmaginabile, una libertà negata però dall’inconsistenza della propria materia, dove tutto si può fare, ma niente che tocchi anche solo lontanamente la realtà dei vivi.

     
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  2. tiziblu55
     
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    :)
     
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1 replies since 22/3/2013, 22:12   9 views
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