Vederla morire- Autore:Stephano Giacobini pseudonimo di Roberto Castelli

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  1. mammaika
     
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    Vederla morire



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    Titolo:Vederla morire
    Autore:Stephano Giacobini pseudonimo di Roberto Castelli
    Editore:Spoon River
    Genere:Romanzo giallo
    Anno:2012
    Prezzo:9,90 €
    Pagine:224


    Alla Gran Madre si celebra un matrimonio contrastato fra una giovane della media borghesia torinese e un ragazzo di famiglia operaia. Nel percorso fra la chiesa e il ristorante avviene un tragico incidente. Drammatica fatalità oppure omicidio premeditato?

    Una storia oscura segue un dedalo di sotterranei che si dipana tra alchemici alambicchi di pseudoscienze; ma l’oscurità non è altro che il lato opposto del giorno e alla luce delle indagini della magistratura la morte di una giovane donna appare per quello che è.

    Frammenti di verità emergono poco alla volta costantemente collegati con un angolo, un monumento o una via di una Torino sconosciuta agli stessi torinesi, e allora delinquenti di professione, operai e dirigenti Fiat, vecchi benpensanti e preti non allineati tornano a essere semplicemente ciò che sono: tessere di un puzzle di una Torino incredibilmente magica, caratterizzata da certezze e contraddizioni, stretta fra un passato glorioso e un futuro tutto da decifrare.




    Angelo Mistretta e Clarissa Olivero sono due giovani torinesi di diversa origine sociale: classe operaia per lui, famiglia borghese e benestante per lei. Si amano, e nonostante la disapprovazione di molti, in particolare del padre della ragazza, sposano nella chiesa della Gran Madre. Il rito nuziale viene officiato da don Luigi Vagnino, sacerdote amico di entrambi gli sposi.

    Dopo la cerimonia, nel tragitto fra la chiesa e il ristorante, avviene un tragico incidente che coinvolge l’auto degli sposi. Angelo ne esce miracolosamente illeso, Clarissa perde la vita.

    Il padre della ragazza, Pier Carlo Olivero, detesta Angelo e non ne fa mistero. In particolare, si convince che in qualche modo Angelo stesso abbia provocato l’incidente e causato la morte della figlia. In questo senso i suoi sospetti vengono rafforzati dalle divinazioni della chiromante che è solito frequentare.

    Clarissa al momento delle nozze era depositaria di un notevole patrimonio: il padre infatti le aveva intestato beni e denaro al fine di aggirare il fisco. Con la sua morte, Angelo, legittimo consorte, ne ereditebbe la metà.

    Pier Carlo Olivero non accetta questa possibilità, soprattutto quando scopre che la trascrizione del matrimonio è avvenuta pochissimo tempo dopo la celebrazione. Fatto anomalo che mette Angelo al riparo da ogni rischio dal punto di vista legale.

    Il vecchio Olivero non ci sta e intraprende una causa civile per dimostrare che al momento della morte di Clarissa la trascrizione non era ancora avvenuta (con l’obiettivo di escludere Angelo dalla successione), e si prodiga presso la magistratura penale affinché venga avviata un’indagine sull’incidente sospetto.

    Angelo, per parte sua, è fortemente scombussolato e intimorito. Gira per il centro della città e vede dovunque esseri mostruosi inseguirlo e minacciarlo. Si tratta dei fregi che adornano i palazzi antichi, che la suggestione li fa apparire come animati. Si sente pressato, non può e non vuole rinunciare alla cospicua eredità di Clarissa.

    L’avvocato penalista di Pier Carlo Olivero, convince il magistrato che si occupa dell’indagine sull’incidente a non liquidare la pratica come una semplice disgrazia, ma ad approfondire la posizione di Mistretta, rivelando un particolare importante. Inoltre, sulla macchina degli sposi vengono rinvenuti, quasi per caso, strani segni di effrazione, dei quali nessuno pare in grado di fornire spiegazione. Il magistrato, Andrea Molteni, riflette sulla situazione mentre si trova nella chiesa di San Lorenzo, e rimane suggestionato degli effetti ottici che in essa si producono. Ne esce con la convinzione di dover acquisire informazioni da don Vagnino, il prete che ha officiato le nozze, e con qualche sospetto anche su Pier Carlo Olivero, che pare nascondergli qualcosa.

    Nel frattempo Angelo Mistretta e Pier Carlo Olivero hanno un incontro nel quale emergono le rispettive divergenze di mentalità. L’anziano genitore tende un agguato al giovane, con il proposito di ucciderlo a colpi di bastone, ma l’attentato non riesce e i due si ritrovano faccia a faccia a parlare. Cosa che non era mai avvenuta quando Clarissa era viva.

    Andrea Molteni è indeciso sul da farsi. Diffida di Olivero, sospetta di Angelo, ed è sul punto di abbandonare l’indagine. Solo le insistenze della sua amante (che è giudice nella causa civile per l’eredità) lo inducono a far pedinare don Vagnino, l’unico che pare in grado di gettare luce sulla questione.

    I collaboratori del magistrato scoprono che don Vagnino è un personaggio sfuggente e misterioso. Appare e scompare come un fantasma nelle vie e nelle chiese del centro storico, sembra invisibile. Solo dopo un appostamento, al quale prende parte lo stesso magistrato, riescono a seguirlo all’interno di un cunicolo sotterraneo, che si dipana dalla chiesa della Santissima Trinità, fino a scovare il suo nascondiglio segreto.

    Don Vagnino è dedito all’arte alchemica. Crede nell’unione fra alchimia e religione, ricerca nell’Opera la molecola che la scienza ufficiale non sa o non vuole trovare: il “principio acceleratore”, una sostanza in grado di velocizzare la crescita delle colture e gli effetti delle sostanze medicinali in modo da sconfiggere fame e malattie nel mondo. Con il suo linguaggio criptico ed ermetico svela i suoi segreti e rivela al magistrato che anche Angelo Mistretta collaborava con lui nella ricerca, fino a pochi mesi prima del matrimonio. Poi, improvvisamente, aveva abbandonato l’impresa.

    Sullo sfondo di una Torino che cambia, nello spazio ormai vuoto di una fabbrica abbandonata, Angelo ha un appuntamento. Un uomo, viscido e che parla ripetendo sempre lo stesso intercalare, lo ricatta. Pretende denaro, molto denaro in cambio di un semplice cd, e non è più disposto ad attendere. Angelo tenta di aggredire il suo ricattatore e di impossessarsi del cd, ma viene sopraffatto. Gli viene concesso un ultimatum: o porta il denaro entro una settimana, oppure il cd finisce in mano alla polizia.

    Pier Carlo Olivero non si dà per vinto e tenta nuovamente di eliminare Angelo. Si aggira per Porta Palazzo e assolda un sicario. Poco prima dell’esecuzione però viene informato che per il momento l’omicidio non potrà avvenire. Evidentemente c’è qualcuno a cui Angelo Mistretta serve ancora vivo, almeno ancora per un po’.

    Andrea Molteni è tormentato dal dubbio. Gli mancano troppi elementi per sostenere un’accusa contro Angelo Mistretta per l’omicidio di Clarissa. Non ci sono prove. Emerge il possibile motivo, rivelato in precedenza dall’avvocato di Olivero: nel pomeriggio stesso delle nozze, Clarissa avrebbe dovuto recarsi con il padre presso un notaio e firmare dei documenti che l’avrebbero di fatto resa povera. Avrebbe cioè dovuto restituire al padre tutti i beni di cui era intestataria. E Angelo questo lo sapeva. Ma non c’è nessun elemento che faccia ritenere l’indicente preordinato all’uccisione di Clarissa.

    Si rinforza, in Andrea, una diversa ipotesi, sostenuta anche dalla sua amante: che sull’auto degli sposi fosse stato inserito un congegno diretto a uccidere Mistretta, fatto collocare da Pier Carlo Olivero, e che avrebbe dovuto entrare in funzione prima delle nozze, nel momento in cui Angelo sarebbe andato a prelevare l’autovettura. La trappola non scatta, si verifica poi l’incidente nel quale Clarissa muore per pura fatalità, e Olivero fa rimuovere il congegno mortale prima che qualcuno possa trovarlo. Ecco spiegati i segni di effrazione sulla vettura sulla cui origine Andrea brancolava nel buio.

    Forte di questa convinzione, Andrea Molteni riceve una telefonata dal suo ufficio. Pare che si sia presentato un uomo dall’aspetto viscido che parla ripetendo un fastidioso intercalare che intende fornirgli la chiave del mistero della morte di Clarissa Olivero.



    Tutte le azioni e le scene descritte hanno come sfondo un luogo ben preciso della città di Torino. Vie, piazze, monumenti e palazzi sono parte integrante della storia, quasi fossero dei personaggi muti.



    Note biografiche: Stephano Giacobini è lo pseudonimo di Roberto Castelli, nato il 16 settembre ’67 a Torino, città nella quale vive ed esercita la professione di avvocato penalista.

    Ha pubblicato, nel 2009, il romanzo “L’isola degli uomini superflui”, oltre ad alcuni racconti.

     
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  2. tiziblu55
     
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  3. Anita Mascherina
     
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  5. tiziblu55
     
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4 replies since 30/10/2012, 23:15   65 views
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