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Lo scafandro e la farfalla
Titolo:Lo scafandro e la farfalla
Autore:Jean-Dominique Bauby
Editore:Ponte alle Grazie
Genere:Autobiografia
Anno:1999
Prezzo:11 euro
Pagine:128
Ha voglia di dire qualcosa alle persone che si muovono?”
“Continuate. Ma fate attenzione a non essere divorati dalla vostra agitazione. Anche l’immobilità è fonte di gioia”.
Da un’intervista rilasciata da Bauby a Erik Orsenna per “Elle”
In questa frase di Jean-Dominique Bauby sta forse l’essenza del suo libro. Un libro scritto con la passione e la determinazione di chi scrivere non può più e non può più fare nulla di ciò che la vita gli ha permesso di fare per quarantaquattro anni.
Jean-Dominique Bauby, giornalista parigino e redattore capo della rivista ELLE, in seguito ad un ictus, l’8 dicembre 1995, entrò in coma e ci rimase per 20 giorni. Dopo il risveglio e l’iniziale confusione realizzò la gravità del verdetto circa gli esiti della sua malattia: locked-in-syndrome, il morbo dell’imprigionato.
Il suo stato era di totale paralisi, poteva muovere solo l’occhio sinistro e battere le palpebre. Era imprigionato nel corpo come fosse in uno scafandro di palombaro degli abissi, mentre la sua mente era vigile e lucida.
Superato il più nero sconforto e la disperazione, presto si accorse che i suoi pensieri e i suoi ricordi gli consentivano comunque di volare lontano nello spazio e nel tempo come fosse un’eterea farfalla librata nell’aria, così di quella sua avventura e dei suoi eventi quotidiani decise di farne un libro.
Il giornalista riuscì a dettare, in interminabili settimane l’intera opera a una redattrice del suo editore, parola per parola. La donna gli snocciolava le lettere dell’alfabeto, secondo un codice di frequenza della lingua francese e lui annuendo con le palpebre sulla lettera giusta metteva insieme le parole, poi le frasi, poi i capitoli, poi tutto il libro.
Se il destino non fosse stato tanto crudele forse Bauby avrebbe svolto bene il suo lavoro e magari sarebbe stato un uomo dinamico e scalpitante (era separato dalla moglie e forse un po’ sciupafemmine).
E invece fu colpito da un destino durissimo, ma lo scafandro non impedì alla farfalla di uscire, di comunicare, di ricordare la vita vissuta (sempre più lontana e indistinta, quasi come un sogno) e immaginare un ipotetico futuro, di raccontare le sue sensazioni, le sue disperazioni, ma anche le aspettative, le speranze e i rari momenti di felicità.
Ha scelto di non incattivirsi contro la mala sorte e contro l’ingiustizia di dover subire una malattia dolorosa e disperante. Ha vissuto il suo ultimo tempo con una pienezza di pensieri e sentimenti delicati e amorevoli.
Jean-Do, così lo chiamavano il padre ultranovantenne, le sue donne e i suoi amici; Jean-Do, per chi crede che il Paradiso esista, di certo lassù ti sarai meritato un posto di riguardo.
Jean-Do morì un paio di settimane dopo la pubblicazione del libro.
Dallo scritto è stato tratto un bellissimo film, che ha vinto premi a Cannes.. -
tiziblu55.
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