La Mazzantini signora del Campiello

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    La Mazzantini signora del Campiello

    Vince il premio con Venuto al mondo. Al secondo posto Elena Loewenthal



    MARIO BAUDINO
    INVIATO A VENEZIA

    Il gioco di parole si è imposto da solo, tanto che già qualche tempo fa, in piena bagarre dello Strega, la sua redazione gli aveva confezionato una seconda copertina, naturalmente privata, col titolo «Almeno il Campiello». Ma per Andrea Vitali resterà il ricordo di una bella avventura, vissuta con senso dell’umorismo, perché ieri sera, alla Fenice di Venezia, il responso delle giurie popolari è stato favorevole a Margaret Mazzantini, che con Venuto al mondo (Mondadori) si è portata trionfalmente via l’ambito premio letterario, superando Elena Loewenthal (Conta le stelle, se puoi, Einaudi), 129 voti a 60. Terzo Vitali con Almeno il cappello, quarto Francesco Recami (Il superstizioso, Sellerio), quinto Pierluigi Panza (La croce e la sfinge, Bompiani).

    Il libro di Margaret Mazzantini, in cui la Mondadori crede molto - c’era in sala anche l’amministratore delegato Andrea Costa - era entrato per ultimo nella cinquina scelta dalla giuria dei letterati, ma ha conquistato le giuria popolare con le sue 500 pagine dominate, come sottolinea l’autrice, dalla «tensione etica di restituire dignità e senso alle vite che ho incontrato a Sarajevo», e alla «bellezza della maternità, del bianco che poi incontra l’utero nero della guerra». È una storia di guerra, anzi di dopoguerra. Un ritorno nella città martoriata inseguendo il ricordo di un amore, una sfida alla vita giocata sui temi del sentimento e della passione. Libro duro, non facile, a volte eccessivo, che comunque ha già venduto assai (350 mila copie, dichiara l’editore), dimostrando gran sintonia col gusto dei lettori.

    È stato un Campiello combattuto: i best seller in gara erano due, e per di più agli antipodi l’uno rispetto all’altro. Il testo della Mazzantini esibisce in qualche modo la durezza e la sofferenza, quello di Vitali è come posseduto da un irresistibile piacere di narrare: in questo caso la vicenda un po’ ironica e un po’ farsesca della Corpo Musicale Bellanese, su quel ramo del lago di Como tanto caro al medico-scrittore. Lui un po’ si schermisce e un po’ provoca: «Per me la scrittura è divertimento. Sono uno scrittore di campagna e un medico di campagna». Bisogna ammettere, in generale, che una vena di ironia, pur sconfitta, ma è la prima volta dopo parecchi anni e viene da dire finalmente, ha solcato le acque della Laguna: ora declinata con una curvatura quasi pirandelliana nel libro di Francesco Recami, che è una divertita filologia della superstizione, ora virata al paradosso in quello di Elena Loewenthal, dove certo rimane, anzi si evidenzia, il rumore sordo e ineludibile dell’Olocausto: ma la vita di una famiglia di ebrei piemontesi viene raccontata come se Mussolini fosse morto (anzi, «schiattato», dice con una certa soddisfazione l’autrice parlando del suo libro) nel ’24 e l’Italia non avesse conosciuto il fascismo.

    Se in Recami pare di leggere uno sguardo vagamente citazionale a Pirandello, nella Loewenthal, soprattutto nei suoi interni famigliari e nell’uso del piemontese, sembra di notare un richiamo al Primo Levi più divertito del Sistema Periodico, quello dove qui e là si ricostruiscono con una notevole vis comica immagini e dialoghi della sua infanzia. Un discorso a parte merita Pierluigi Panza, che in La croce e la sfinge ricostruisce con tecniche narrative la vita di Giovan Battista Piranesi, incisore, scenografo, antiquario, celebre almeno per le sue carceri immaginarie e spaventevoli, e - questo non tutti lo sapevano - per molti contemporanei «architetto scellerato». Non è un romanzo, in qualche modo fa parte a sé. Come del resto L’ultima estate, di Cesarina Vighy (Fazi) già in cinquina allo Strega, qui premiato per l’opera prima, che dischiude l’universo di una rara malattia neurologica con un passo narrativo di grande poesia. Per il resto, c’era al pianoforte Giovanni Allevi, la nuova e idolatrata star della musica colta, e a leggere brani dei finalisti l’affascinante Maria Grazia Cucinotta. Come forse qualcuno avrà potuto notare dalla trasmissione tv presentata da Bruno Vespa, non è stata una gran lettura.

    www.lastampa.it
     
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  2. lara68
     
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    io della mazzantini ho letto non ti muovere era molto bello
     
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  3. dolcefurby
     
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    :lol: :lol:
     
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  4. ^Maggy65^
     
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  5. annamery49
     
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  6. cartona64
     
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    è bravissima !!!
     
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  7. lara68
     
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  8. cartona64
     
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    :)
     
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7 replies since 6/9/2009, 10:54   88 views
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