Paolo Carta ..biografia e carriera

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  1. annamery49
     
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    Paolo Carta
    Testo di Massimiliano Cerreto


    Introduzione

    Ha collaborato con tantissimi big della canzone italiana e Laura Pausini ,Adriano Celentano, Eros Ramazzotti, , Alexia ,Fabio Concato, Riccardo Cocciante,Max Pezzali e Gianni Morandi sono solo alcuni di questi. Ha anche partecipato al Festival di Sanremo in qualità di cantante, di direttore dell'Orchestra (in occasione delle esibizioni dei Dhamm, il gruppo da lui prodotto) e di musicista della stessa. E, tra gli artisti stranieri con cui ha collaborato, principalmente in contesti televisivi, si ricordano: Whitney Houston, Manhattan Transfer, Lionel Richie e Gloria Gaynor . Ha studiato otto anni chitarra classica, e' sempre stato molto aperto a tutti i generi musicali anche se la sua natura e' prevalentemente rock.Lui è il chitarrista romano Paolo Carta e, a proposito di star internazionali, lo abbiamo incontrato in occasione delle prove del "Resta in ascolto Tour 2005" di Laura Pausini...


    Non è ancora terminato il tour con Max Pezzali e sei già impegnato con le prove del "Resta in ascolto Tour 2005" di Laura Pausini; il tuo lavoro è sempre così?

    Non sempre (sorride)! Comunque, quelle con Max Pezzali, sono le ultime date. Il suo tour è andato molto bene e mi è piaciuto lavorare con lui

    Cosa ti è piaciuto di più?

    Aldilà del rapporto instaurato con lui e con tutti gli altri musicisti, sono stato felice di aver potuto apportare il mio contributo agli arrangiamenti dei brani, che avevano tutti un taglio "chitarristico". Inoltre, ho avuto la possibilità di esibirmi in molti assoli, quasi tutti improvvisati. Poter improvvisare, soprattutto in una tournèe così lunga, è una vera fortuna: si evita il rischio di ripetersi.

    E, degli arrangiamenti dei brani di Laura Pausini, puoi già anticiparci qualche cosa?

    Il filo conduttore che lega tutti i brani è la ricerca di un sound molto attuale, e con un'impronta rock. Anche in questo tour, quindi, la chitarra è in primo piano.

    Avevi già lavorato con Laura Pausini?

    No, è la prima volta e devo imparare ben ventisei canzoni, bis compresi! Dopo tanti anni di carriera, penso di essere in grado di farcela (sorride).

    Ecco, a proposito di carriera, quando ti sei avvicinato alla musica?

    Avevo circa 10 anni, e ricordo che la prima esibizione in pubblico è stata per la festa di fine anno della quinta elementare. Successivamente, ho studiato chitarra classica con Marco Tiburtini ,un allievo dell'allora docente del Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma, Carlo Carfagna.

    Hai trovato realmente utile lo studio classico?

    Assolutamente sì, mi ha permesso di acquisire le basi, dalle tecniche esecutive alla lettura. Lo studio classico, da solo, non basta. Soprattutto per chi, come me, ha sempre amato, e sin da ragazzino, il rock. Ecco perché passavo ore ad ascoltare dischi, e lo faccio tuttora.

    Quali erano i tuoi gruppi preferiti?

    Potrei citare i Genesis,i Police, i Led Zeppelin e i Deep Purple, Hendrix, ma ce ne sono tantissimi altri. E di queste formazioni provavo a suonare le canzoni con le cover bands di cui facevo parte. Questa esperienza mi ha dato la visibilità sufficiente per entrare nel circuito professionistico.

    Chi è stato il primo big con cui hai lavorato?

    Nel 1986/87 feci un tour con il "Banco Del Mutuo Soccorso" (Gruppo progressive molto apprezzato in quegli anni) sostituendo il loro chitarrista.Nel 1987/88, ho suonato nel disco di Adriano Celentano intitolato "Re degli ignoranti", partecipato alla trasmissione televisiva che conduceva in quel periodo (Fantastico Nda ) e al suo tour in Russia. Poi, è iniziata la mia collaborazione con Luca Barbarossa, di cui ho anche curato gli arrangiamenti di "Vivo", un suo disco live . E poi tutti gli altri...


    L'elenco delle tue collaborazioni è lunghissimo; che consigli potresti dare ai più giovani che aspirano ad arrivare ai tuoi livelli?


    Una propria musicalità ed un elevato livello tecnica sono importanti, ma occorre anche saper scegliere il sound più giusto in base al tipo di progetto. Questo comporta non avere pregiudizi e vivere la musica a 360°. Neffa, ad esempio, è un artista che ha una tale visione della musica. Accompagnandolo in occasione dello scorso Sanremo, ho eseguito un solo di carattere jazzistico. Aldilà di questo caso atipico, è molto importante essere pronti a suonare qualunque cosa, e anche ad amare la musica che s'interpreta. Ciò che distingue un professionista dall'altro non soltanto il linguaggio o lo stile, ma anche il carattere, il modo in cui ci si relaziona agli altri, e la determinazione con cui si perseguono gli obiettivi.


    E quanto conta la fortuna?

    E' sicuramente utilissima, e io mi ritengo una persona fortunata. Ma, una volta che si entra a far parte di questo ambiente, da sola non basterebbe...,avviene una selezione naturale sulla base dei criteri cui ho accennato.

    Non si va' molto avanti... solo con la fortuna..

    Lavorare per gli altri ha significato sacrificare le tue aspirazioni individuali?


    Non credo, ho semplicemente fatto delle scelte. La mia ambizione più grande è quella di dare il meglio di me, sempre. Inoltre, ho avuto la soddisfazione di essere stato vincitore di Sanremo Giovani: era il 1996, partecipai come cantante. Ancora come cantante, ho inciso due album a mio nome. Ma abbandonai la strada solistica perché in disaccordo con i discografici.

    Comunque, sono felice della mia vita professionale.

    La versatilità che ti contraddistingue è un dono di natura oppure un punto d'arrivo?

    Entrambe le cose. Ma penso che in gran parte dipenda dall'apertura mentale di cui parlavo prima. Si deve essere pronti a passare dall'uso estremo della pentatonica, che è fondamentale nel rock e nel blues, all'arpeggio con tocco appoggiato, che è tipico della classica.

    In tema di tecnica, quali sono i tratti che caratterizzano il tuo stile?

    Cerco di non suonarmi addosso, di ascoltare gli altri, e che il mio lavoro sia funzionale al brano, a prescindere che si tratti di accompagnamento, arpeggio o assoli. Una delle fasi che attraversano tutti è quella in cui prevale il desiderio di mettersi in mostra. Ma non è necessario suonare duemila note al secondo. Anzi, spesso è controproducente farlo.


    Basta suonarne poche.. ma le piu' belle....

    Veniamo adesso alla tua strumentazione, ce ne parli?

    Sono un fenderiano convinto! Ho una Stratocaster del '72 , che ho comprato a Boston negli anni '90 ,un'altra Strato nuova ,con un sistema molto interessante di swich ,per mettere in hambucher i pick ups. Con Laura (Pausini),alle prove , ho portato 15 chitarre, ma non penso che riuscirò ad usarle tutte! In questo tour suono anche con delle acustiche e classiche Jim Reed: chitarre italiane di fattura semiartiginale. Ho due amplificatori Fender "Blues De Ville", ne uso il preamp per il crunch e clean. C'è anche un vecchio preamplificatore valvolare ADA degli anni '80. Poi, ho un compressore DBX 160A e , per i riverberi e delay, un Lexicon MPX1. Adoro usarlo perchè mi da la possibilità di avere molti controlli in tempo reale. Per i soli "distorsissimi", mi avvalgo di pedali come il Tube Screamer della Ibanez e l'OD-20 della Boss. La patch bay è una Bradshaw RSB 11 , che uso per decidere che tipo di routing effettua il suono prima di arrivare ai finali. Nella "catena" ho anche inserito altri pedali come il Flanger ed il Tremolo della Boss e un Cry Baby Dunlop. Infine, per le corde, ne uso diverse marche e, naturalmente, hanno scalature diverse.

    Infine, progetti futuri?

    Sto valutando alcune proposte, vorrei realizzare un altro disco solista e forse potrebbe essere interessante realizzare un video didattico in cui poter parlare di ciò che serve realmente... per fare questo lavoro.

    Non lo hai già fatto adesso?


    Ce ne sono ..tante ...di cose da dire! A presto... e un saluto agli amici di Chitarre.

    Si ringrazia della preziosa collaborazione la Gente Music e la Clear Channel


    Edited by annamery49 - 5/6/2010, 18:23
     
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27 replies since 5/6/2010, 17:01   2391 views
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