Noia, quieta disperazione e delitto negli anni Novanta di "Cisāus"

fonte.tiscali

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ^Maggy65^
     
    .

    User deleted


    Noia, quieta disperazione e delitto negli anni Novanta di "Cisāus"

    image



    Fantasmi sul dancefloor (foto Gettyimages) Fantasmi sul dancefloor (foto Gettyimages)
    Ultimi articoli

    * Servillo, ex camorrista in cerca di "una vita tranquilla", e la Kidman nei panni di una madre in lutto stregano Roma
    * Jesse Eisenberg racconta "The Social Network"
    * Festival di Roma, la prima volta di Camilleri al cinema e il ritorno dei baby vampiri

    commenta chatta vota facebook invia ad un amico stampa
    Noia, quieta disperazione e delitto negli anni Novanta di "Cisāus"
    di Cristiano Sanna
    In un piccolo paese i ragazzi sognano un improbabile ribellismo, soppesano la noia nei loro discorsi, bevono e chiacchierano, dichiarano la loro insofferenza rispetto ai riti senza emozioni della provincia ma sono incapaci di farne a meno in nome di una comoda routine sociale. Al centro di questo microcosmo c'č un vecchio stabilimento caseario riadattato a discoteca, la Cisāus che da il titolo al primo romanzo di Tore Cubeddu pubblicato da Transeuropa. Nato in Svizzera, tornato in Sardegna dopo molti spostamenti in giro per l'Europa, oggi Cubeddu č sceneggiatore per il cinema e operatore culturale nell'ambito della valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico dell'isola. Lo abbiamo incontrato.
    Tore, leviamo subito dal mazzo la domanda di rito. In Cisāus c'č un delitto. Si puō definire un romanzo noir?
    "No, né io mi sento uno scrittore noir. Le storie violente e criminali mi inquietano giā solo come lettore, non vedo l'ora che si arrivi alla soluzione per uscire da una specie di apnea".
    Dunque č una fotografia di un certo mondo giovanile ritratto nel modo pių asciutto e realistico possibile?
    "Questo sė, in particolare ho cercato di parlare di una generazione a cui, man mano che mi avvicino ai quarant'anni, io stesso sento di appartenere. Quella di chi aveva vent'anni o poco meno negli anni Novanta, un periodo in cui il crollo dell'edonismo yuppie lasciō molti increduli e immalinconiti, di fronte alla percezione che i sogni tornassero ad essere a misura d'uomo, anzi, di mezzo uomo. Erano gli anni del grunge dei Nirvana, dei Rem post Losing My Religion, perfino la musica da discoteca si faceva oscura e inquietante. Il mondo che descrivo č quello della provincia, delle piccole comunitā durante i Novanta, dove i giovani si trascinavano tra canne, discorsi di quieta disperazione, mancanza di prospettive e una considerazione prossima allo zero da parte del resto della comunitā".
    E' quell'onda lunga a trasportare fino ai nostri giorni il sentimento oscuro e spaventoso legato all'immaginare il futuro?
    "In una certa misura sė. I ragazzi che descrivo io hanno sogni relativi alla sfera dell'avere, inteso come status symbol, ma anche all'essere. In questo senso essere altrove, fuggire, e non per fame ma per una nuova forma di disperazione. Qui non c'č il sogno americano, viene considerato impossibile da realizzare, dunque sognare č rischioso, dannoso".
    Colpa della cattiva gestione politica e della percezione ormai diffusa di come chi sta nei palazzi del potere sia lontanissimo dalle necessitā della gente. I fermenti indipendentisti sono una reazione a questa consapevolezza?
    "L'indipendentismo ha molte facce e molte sfumature. Nella sua forma migliore, a mio parere, contiene una voglia di rivalutazione della propria identitā. Che passa per la riscoperta della lingua locale, delle radici, delle tradizioni, di un rapporto consapevole con il proprio territorio d'origine. Non č un caso che questo sentimento sia tipico di oggi, dove i viaggi low cost danno molte pių possibilitā ai giovani di spostarsi e fare esperienze di vita altrove. Sono in molti casi gli stessi che poi scelgono di tornare al loro paese, alla loro provincia".
    Forse č per questo che le frasi in lingua sarda di Cisāus vengono tradotte con note a pié di pagina in inglese, mai in italiano?
    "Non necessariamente. La veritā č che tutto č nato per gioco. Quando il mio editore ha tradotto in inglese una frase in sardo che avevo scritto nella storia, la resa č stata cosė divertente da convincerci a riproporre questo stratagemma in tutta la narrazione".
    Se non c'č un ideale forte che crea la voglia di fuga, se il ribellismo č generico, allora Cisāus racconta una generazione di sconfitti?
    "Nemmeno, perché i protagonisti non si sentono sconfitti. Sono annoiati, certo, ma si cullano in quella serie di consuetudini sociali legate alla loro piccola comunitā, viste come immutabili e rassicuranti. E' questo che ho voluto raccontare, intrecciando diverse storie in una sorta di polifonia dove ho travasato la mia esperienza di sceneggiatore per il cinema. E in cui 'fotografo" la mia generazione nel modo pių preciso e sentito possibile".
     
    .
  2. mammaika
     
    .

    User deleted


    :)
     
    .
  3. annamery49
     
    .

    User deleted


    :)
     
    .
2 replies since 2/11/2010, 13:17   8 views
  Share  
.